CUSTODI di MEMORIA: Contro il silenzio.
In via Morghen n. 65, quartiere Vomero a Napoli, si passeggia non distrattamente, non da
“viaggiatori ignoranti”, ma da cittadini consapevoli della storia di una delle vittime più giovani della
Shoah, Sergio De Simone.
E’ il viaggio di un treno, che prima portò Sergio e la sua famiglia a Fiume, per sfuggire dalle strette
dell’ignominia, e poi da Fiume ad Auschwitz, nelle viscere del “mostro”.
Questo è il destino dei bambini della Shoah.
Pochi ritornarono, Andra, Tati, ma non Sergio. La sua storia ci ha raccontato una feroce verità:
bambini, che avevano il diritto di essere curati ed accuditi, diventarono vittime di atroci esperimenti
pseudoscientifici. Nei campi di concentramento non venne distrutta solo l’idea di dignità dell’uomo
ma lo stesso concetto di “cura dell’umano”.
Sull’isola Tiberina a Roma, nell’ospedale Fatebenefratelli, la storia cambia volto. Il professor
Borromeo assieme ad Adriano Ossicini e Vittorio Sacerdoti, ideò una malattia infettiva molto
grave: il morbo di K. Tutti i finti ricoverati vennero sistemati in un reparto speciale, in isolamento,
salvando così vite umane dal rastrellamento del ghetto.
Ad oltre un anno dallo scoppio della pandemia da COVID-19, le studentesse e gli studenti della V Cs
hanno pensato di onorare una storia, spesso trascurata, simbolo di astuzia, coraggio e dovere etico
e professionale, raccontandola in un piccolo documento impreziosito dalla composizione “Tapukha”
di Francesco Peluso.